La viticoltura eroica a Ischia
Le vigne sopra, la cantina sotto: sull'isola d'Ischia accade che per vendemmiare si scenda! L'inclinazione è estrema, i terrazzamenti sul mare hanno pendenze superiori al cinquanta per cento e costringono i vignaioli a servirsi di monorotaie. Addirittura a trasportare manualmente i grappoli di Biancolella e Forastera, le tipiche uve bianche allevate ad alberello basso su pergola di castagno. Qui la quota altimetrica fa i conti con le coste a picco e le pinete in concorrenza con i vigneti, piccoli fazzoletti assolati ed esposti ai venti, guadagnati alla vegetazione che avanza. Pigiatura e torchiatura sono ancora manuali, in piccole grotte scavate nel morbido lapillo. Il mosto viene trasportato via mare in appositi contenitori sistemati su barchette di legno, un espediente strategico praticamente unico nel suo genere.
Apparentemente suggestionati da tale straordinarietà di esseri, ci sentiamo più dotati a leggere il volto eroico delle radici di vite saldamente ancorate tra le spropositate pendenze orografiche dei terreni ischitani e di ogni altra forma di vita vegetale che vi si affaccia. Ma qui, sull’isola di Ischia, accanto a queste esclusive pendenze e verde in abbondanza, scorgiamo anche gli abbracci del corpo a corpo tra uomo e natura, tra cultura e viticoltura. Negli oggetti del vivere quotidiano, nel ridisegno del paesaggio e nei simboli antichi delle sue nominazioni.